Calabria, tre giorni di-vini.

Di questo tour non ci avevo capito nulla. Della Calabria, del suo silenzioso benvenuto e del ricordo che ho portato via guardando attonito i paesaggi dall’alto della piana fra Pizzo e Maierato.


“Tour Librandi” –  l’oggetto delle mail che ho ricevuto fino al giorno prima della partenza. Come al solito, quando si tratta di partire, ho badato poco al programma. Non so se lo faccio per avere un doppio effetto sorpresa al mio arrivo o perché, semplicemente, sono disattento. Il ragazzo è disattento. Lo dicevano anche a mia madre ai colloqui.

Prendo atto di aver letto male il programma quando, partendo dall’aeroporto di Lamezia Terme, il transfer non prende la direzione per Tropea ma segue il nastro d’asfalto sinuoso che giunge fino al complesso residenziale nel comune di Isola di Capo Rizzuto. Incastonato fra bouganville, colori tenui ed ecosostenibilità spunta il Praia Resort. Di una bellezza onesta, moderna.







Mi aggiro indisturbato nei suoi spazi fioriti 🌺Scatto foto e non posso fare a meno di restare colpito dal silenzio. Il villaggio è colmo ma gli ospiti rispettano il loro target di appartenenza. No famiglie. No bambini. Solo tanto relax e silenzio, appunto.

Ci accomodiamo a cena e qui viene il bello. Io, in teoria, non bevo. Non sono un bevitore né per vocazione né in sporadici o frequenti momenti di festa. Trovo gradevole il gusto del vino bianco e per questo tour mi sono ripromesso di fare uno sforzo. Provare a berne di più. Provare a conoscere qualcosa del vino e della sua storia.



In fondo, mi è stata data questa preziosa opportunità, da vivere con giornalisti di fama nazionale, grazie alla disponibilità di una delle cantine più famose, sempre a livello nazionale.



La famiglia Librandi oggi è rappresentata da Raffaele, Teresa, Francesco e Paolo, individuo di quasi 2 metri che al posto degli occhi ha calamite e nel sorriso tutta l’energia che occorre per tirare avanti nel duro mestiere che svolge.

Durante la visita alla tenuta di Rocca di Neto conosco anche il  padre, Nicodemo, un numero considerevole di primavere sulle spalle ma arzillo e dal piede pesante sul pedale dell’acceleratore; è lui che ci porta a fare un giro a bordo di un fuoristrada lungo gli immensi vigneti di una delle 6 tenute.



I filari si estendono per 150 ettari, non vedo dove finiscono ma nella collina davanti a noi quel verde vispo si ripete, si diffonde. Uno spartito sul quale, come le note di una melodia rassicurante, si susseguono le generazioni legate dalla stessa vocazione e amore per la viticoltura.

Una passione supportata da rigore, studio e disciplina.

Un impegno che ha portato alla produzione di vini come il bianco Efeso. Durante la degustazione tecnica resto concentrato, memorizzo e prendo nota sulle frasi chiave. Per me è tutto nuovo ma cerco di trovare un legame fra quello che bevo e le valutazioni tecniche che i giornalisti avanzano con disinvoltura.



Dal bianco si passa al rosso “Duca San Felice”, il vino più tradizionale di tutta la linea, un gaglioppo in purezza che arriva a riempire 90.000 bottiglie! Termino il giro di degustazione con il Gravello, un vino nato sulla scorta dei supertuscan e che qui ha visto la luce nel ’93. Il suo colore mi conquista e decido di fotografarlo alla luce del sole.



Assaporo ancora un po’ l’aria delle colline che bramano il mare vicino, saluto la famiglia Librandi, certo del fatto che continuerò a bere i loro vini nelle ore successive. Ci spostiamo verso Maierato, raggiungiamo il Popilia Country, un resort immerso nel nulla più bello che tu possa immaginare. Qui il silenzio puoi anche guardarlo. La natura stessa pare abbia tutte le intenzioni di lasciarti rilassare senza che tu percepisca il minimo suono.

Il sole tramonta e il rumore delle ruote sulla ghiaia mi avvisa che il transfer è pronto.

Scendo a Vibo Marina per cenare al ristorante Lapprodo. Inutile dire quanto le cipolle di Tropea abbiano mandato in estasi la maggior parte dei presenti. Anche se a fatica abbiamo trattenuto i commenti più goderecci tanta era la bontà di quei piatti 😌Per non parlare del dessert, composto da cialde realizzate qualche ora prima dallo chef. Hanno tenuto a specificarlo e io ve lo dico.



Il risveglio al Popilia resort è due volte bello. Primo perché a farmi uscire dal coma non è stata la sveglia; secondo perché è lunedì. 🙂
Leggiucchio la mappa del resort, individuo la zona degli animali e decido di andare a salutarli dopo la colazione. Conigli grandi quanto gatti, cavalli, asinelli e capre mi accolgono durante uno dei loro interminabili spuntini. Il tempo di scattare qualche foto e il conto alla rovescia prima di lasciare la Calabria è già partito.



Sì, la mia prima volta in Calabria non ha il sapore della vacanza tipo. Niente profumo di crema solare, anche se un pochino di protezione avrei dovuto applicarla; mare a distanza e zero tuffi. In Calabria puoi venire e andartene altrettanto felice anche senza vivere immerso nei più tradizionali cliché. Stesso discorso vale per la Sardegna, dove sono atterrato a pomeriggio inoltrato, con un pezzetto di cuore diviso fra Maierato, Praialonga e l’Isola di Capo Rizzuto.

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