Incoming in Alto Adige

L’Alto Adige gli occhi te li ruba, nel senso più positivo che io possa intendere.

Due occhi abituati al mare, lassù, incontrano una bellezza tutta nuova!



Impossibile averne abbastanza dei monti che coccolano Bolzano.
Ancora più difficile restare impassibili all’abbraccio delle vette innevate del territorio circostante, dove il sole scalda il viso ma lascia spazio all’aria frizzante anche durante le stagioni calde.



La mia prima volta in Alto Adige

Terra meravigliosa. Geograficamente italiana ma dai suoni poco più nordici: nella lingua parlata tutti i giorni, nei nomi delle vie e in quelle ricette tradizionali i cui sapori oscillano fra il mediterraneo e gli influssi nord europei.

L’incoming a cui ho partecipato rientra fra le azioni svolte nell’ambito del programma triennale “Europa, dove la qualità è di casa”. In Italia, Germania, Paesi Bassi e Svezia, dal 2018 al 2020 si raccontano le garanzie di qualità legate ai marchi europei: IGP (Indicazione Geografica Protetta), DOP (Denominazione di origine controllata) e a quello DOC.

In questa precisa occasione, i riflettori sono stati puntati su tre prodotti che rendono l’Alto Adige famoso in tutto il mondo: scommetto che ti ricordi almeno una delle mille Instagram Stories in cui ti ho mostrato qualcosa sulla lavorazione dello speck Alto Adige IGP, o sulla produzione del formaggio Stelvio o, ancora, sulle distese fiorite da cui crescono le Mele Alto Adige IGP!

Sono tipicità che raccontano la storia di un territorio il cui ritmo è scandito da poche semplici parole: lavoro, genuinità e passione. Sono i secoli di produzioni a confermarcelo, così come le  generazioni che tramandano antiche tecniche di lavorazione, con lo stesso rigore e fierezza che intravedo nello sguardo di Günther Windegger, uno dei 30 produttori di speck Alto Adige che ci accoglie ad Appiano.



Günther si muove avanti e indietro dal bancone della sua macelleria alle celle in cui il suo prezioso tesoro, lo speck, s’insaporisce durante la stagionatura e come una spugna cattura le essenze affumicate dei ceppi di ginepro e segatura, preferibilmente di faggio, privo di resina. Il procedimento avviene a freddo, rispettando un metodo grazie al quale i parametri di umidità, temperatura e ritmi di affumicatura non subiscono variazioni. Metodi collaudati che consentono la produzione di 2,4 milioni di baffe all’anno, ciascuna di 4,5 kg.



Indossiamo una buffa tenuta da disinfestatori e ci caliamo là dove lo speck nasce: buio, silenzio e tanto monitoraggio da parte di Windegger e i suoi otto collaboratori.

Mitragliato dalle nostre domande, risponde sicuro, con l’aria di chi questo lavoro lo conosce profondamente, del resto ci è cresciuto con lo speck, dato che sono stati i suoi bisnonni ad aver avviato l’attività. Dal 1996 lo speck Alto Adige può fregiarsi del marchio IGP, a conferma della qualità comprovata della materia prima e dell’inconfondibile gusto. “Poco sale, poco fumo e tanta aria fresca”, un motto apparentemente semplice da applicare ma dalle parole di Günther capiamo che non è esattamente così.

Dopo una cena con ricette a base di speck Alto Adige presso il ristorante Oskars, chiudo gli occhi certo del fatto che l’indomani sarebbe stata un’altra giornata all’insegna della bellezza. Non ho il tempo di fantasticare chissà quanto: apro la finestra, mi godo la vista dalla camera che affaccia sulla Piazza Walther e in pochi minuti siamo sul transfer diretto a Nova Ponente.



Qui, a 1300 metri di altezza, ci accolgono 5° e un paesaggio a dir poco meraviglioso. Ipnotizzante, rilassante. Il silenzio qui è una terapia dagli effetti immediati.

Stringo la mano a Rainer, occhi azzurri, sorriso spontaneo e un giacchetto sottile che cattura la mia attenzione, io che non faccio altro se non assicurarmi che il giubbotto sia chiuso fin sopra la gola. Che freddo!!!

Rainer Mahlknecht vive qui. Nel silenzio e nei colori che mi stanno ipnotizzando. Ha una moglie, tre figli e circa 50 vacche, vitelli inclusi. Ogni mattina alle 6 inizia la mungitura per ottenere il latte utile alla produzione del Formaggio Stelvio, l’altra eccellenza che avremo modo di degustare di lì a poco.



Alla bellezza di Nova Ponente e dei suoi paesaggi che guardano gentili alle Dolomiti, uniti al fieno secco e profumato, può corrispondere solo una qualità di vita delle vacche che, inevitabilmente, si rifletterà nella bontà del Formaggio Stelvio DOP.

E non possiamo fare a meno di sbarrare gli occhi quando ci mostrano la forma di formaggio e ci dicono che sono necessari 90 litri di latte per produrne una!

Ho già un debole per la casetta in cui vive Rainer. Nella sua piccola cucina c’è anche l’immancabile finestrella con tendina arricciata che lascia intravedere il verde, i monti e la fontanella del suo giardino. Inizio a chiedermi dove si sia nascosta Heidi ma vengo svegliato da un’altra forte stretta di mano. Rainer ci saluta e noi torniamo sul nastro di terra battuta che si snoda fino alla periferia di Bolzano, dove ci fermiamo per il pranzo con ricette a base di Formaggio Stelvio DOP.

Sto ancora assaporando i medaglioni di maiale in mantello di speck e formaggio, rigorosamente senza lattosio. Mi sento privilegiato.

A fine pasto, per tradizione, un bel frutto. E dove, se non qui? A una manciata di km da Bolzano s’incontra il delizioso territorio di Lana. Mele, meleti e la regina delle rose 🙂

Si fa chiamare così Judith, giovane e spigliatissima, mentre ci accoglie nel suo Grieserhof. Attorno a una struttura che ospita qualche turista, si estende un meleto infinito. Lo sguardo si perde fino ai piedi della prima montagna e di fiori bianchi e rosa ne intravedo molti anche lontano da me.



Judith ci dice che siamo arrivati nel momento giusto. Il momento in cui la fioritura del meleto esplode in tutta la sua bellezza. Ha ragione, siamo letteralmente circondati dai fiori ma anche dalle api. Mi irrigidisco un po’, data la mia fobia, ma la bellezza attorno a me è tale che quasi mi dimentico dei pungiglioni.



La passeggiata nel meleto sta per conlcudersi e Judith ci dice che, in commercio, 9 mele su 10 sono altoatesine. Facile immaginarlo dato che in Alto Adige se ne producono 950 mila tonnellate ogni anno! Salutiamo il Grieserhof con un bicchiere di succo di mela preparato da Judith e da sua madre, una donna alla porte dei sessanta talmente giovanile da sembrare sua sorella.



Si torna a Bolzano per una cena al Vögele, ristorante di cui si sente parlare fin dal Duecento e che durante la grande guerra ospitò incontri segreti. Ci fanno accomodare in una camera tutta per noi. Sul tavolo un’alta candela accesa, tovaglioli in tinta con le pitture della pareti e un lampadario dalle luci non troppo forti. Oh, mi sento davvero ospite di una cena d’altri tempi!




Ricette a base di mela, tutto delizioso: dai cubetti di mela croccanti che accompagnano la carne, fino alle calde frittelle di mela, ça va sans dire, da intingere nel gelato alla vaniglia.

Il terzo e ultimo giorno è quello che attendevo con più curiosità ma anche con un pizzico di ansia da prestazione.





Veniamo accolti al Park hotel Laurin e, sotto la guida dell’esperto chef Manuel Astuto, cerchiamo di apprendere il metodo di preparazione dei canederli pressati. Difficile restare concentrati sentendo quei profumi di speck, formaggio e pane che lo chef mescola e impasta con estrema abilità.



Indossiamo i guanti e iniziamo a dare la forma ai canederli che di lì a poco avremo cotto e mangiato!



e mentre i canederli cuociono, lo chef prepara uno “strudel scomposto”. Esplosione di profumi che io AMO: burro fuso, mele e cannella. Insomma, ci siamo capiti? Lo strudel è pronto da gustare come un dessert al cucchiaio. Ci viene prontamente offerto a fine pasto, non prima di aver preparato il palato e lo stomaco con la bomba al lampone, stimolatore di succhi gastrici.





Se hai seguito la mia avventura attraverso le stories, sai che con bomba intendo quell’esplosione che ho potuto arginare solo in parte. Se non hai avuto modo di vederle, nel mio account Instagram trovi tutte le stories in evidenza, compresa quella della bomba 😀

In Alto Adige tornerò, questo è certo. Sapevo mi avrebbe stregato, ero certo che sarebbe stata un’esperienza totalizzante. Ringrazio Sud Tirol per la visita completa, organizzata al meglio, affinché potessimo conoscere quanto più possibile di un territorio leggendario.

 

A presto

Checco

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