Quattro giorni in Abruzzo per #ViaggiarePerBorghi

#ViaggiarePerBorghi,

un tag che ricorderò, contenitore di tante foto scattate durante il mio viaggio in Abruzzo, conclusione di un bel progetto tra Borghi Viaggio Italiano e Igersitalia.

Il 2017 è “l’anno dei borghi”, per questo motivo è stato lanciato un contest fotografico al termine del quale è stato realizzato un ebook con la selezione delle numerose foto partecipanti. Se siete curiosi, potete concedervi un viaggio virtuale guardando l’ebook.

Ma non è tutto, i vincitori hanno potuto partecipare a un social tour di 4 giorni da trascorrere a spasso tra i borghi più belli dell’Abruzzo, armati di macchine fotografiche pronte a catturare bellezza e fascino di questa terra.

lo so che alla fine di ogni social tour ci si vuole bene e si è felici di aver visitato un luogo bello in compagnia.
Stavolta però, devo ammetterlo, la ricetta aveva il suo ingrediente segreto e come accade spesso per i cibi che rapiscono il nostro palato, l’ingrediente segreto devo ancora scoprirlo.
Chissà, forse ve lo svelerò.
Sono trascorse poche ore dal ritorno (tormentato come un brutto sogno) e trovandomi nuovamente su un treno, provo ad afferrare i mille e vividi ricordi che hanno segnato questa bella avventura in Abruzzo.



Come sarà #ViaggiarePerBorghi?

Ho pensato subito che i borghi mi sarebbero piaciuti. Ti piacciono i borghi?  Ami perderti nella loro atmosfera sospesa?  Esiste forse una persona a cui non brillino gli occhi mentre il sole filtra tra le vie stanche e pittoresche di un paesino arroccato?

Santo Stefano di Sessanio: parto da questo borgo perché è stata la prima tappa del viaggio.
Hai presente quando ti ritrovi all’8 dicembre e tua madre, magari quando eri più piccolo, ti diceva: «Abbiamo tutto: statuine, muschio e sughero. Manca la capanna e il cielo stellato!».
Allora che succede? corri al primo negozio fornito, vai al reparto degli articoli natalizi e osservi quelle miniature di case, casette, capanne e rotoli di cieli più o meno blu.
Le stelle non sono le stesse, ma le luci sì!
Quel villaggio in miniatura che sto raggiungendo è uguale ai mucchietti di casette che mia madre mi fece compare anni fa per comporre il presepe!
Credo in questa emozione e la vivo in silenzio, mentre gli altri scherzano e qualcuno chiede se ci siano lupi nei dintorni. La risposta è sì, in Abruzzo i lupi ci sono eccome!
Spero che quei tornanti finiscano e allo stesso tempo non voglio abbandonare quella visione del bambino sognante che ho lasciato davanti allo scaffale ricco di casette e statuine.

Il ristorante in cui ceneremo si chiama “La Locanda sotto gli Archi”. Una sala illuminata dalle fiamme delle candele e qualche fioca luce elettrica. C’è freddo ma il camino in un attimo ci scalda.

Inizia così una carrellata di cibi tipici d’Abruzzo e il medioevo che caratterizza il tutto decide che i colori li vedremo a stento. Ma sì, è più importante l’atmosfera e tutto sommato la mancanza di rete, qui, pesa di meno. L’ho detto davvero!
Non posso essere troppo severo, il medioevo l’ho studiato, mi ci sono laureato, non posso rifiutarlo.
È l’occasione giusta per viverlo!
Ci guardiamo attorno e le luci intime ci rilassano, le coccole culinarie ci appagano e noi ci raccontiamo come se ci conoscessimo da sempre.

Mi sveglio, il silenzio di Santo Stefano e le colline circostanti sono due mani dorate che ti tappano le orecchie. Spengono l’udito e attivano l’olfatto.
Larici dorati, camini fumanti e il sole che si schianta sulle nostre finestre. È fresco, è ghiaccio, è luce che ti fa sentire vivo.



La colazione è nella solita locanda. L’atmosfera conviviale è linfa per la mia vena creativa, che fortunatamente non si è gelata stando a 4°, anzi.
Improvvisiamo una tavolata. Il set è pronto, mancano le braccia e qualche chiacchiera. Scattiamo il mio adorato #Onthetable e finiamo di bere un caffè caldo, caffè con la moka che ci fa sentire a casa di una zia che vive lontano dalla nostra città. Penso anche alla mia, lei che il profumo del caffè sapeva come farlo salire fino alla camera e svegliarmi dolcemente.

Camminiamo per le vie del borgo e non posso fare a meno di notare le ferite inflitte dai sismi. È vero, l’Abruzzo ha tremato ma sento la dignità di un luogo forte come la roccia su cui vive e sa che riuscirà a resistere. I vicoli sono come te li aspetti, di una bellezza sincera e fiorita.
Chissà quante mani hanno sfiorato quella parete gelida su cui trovo supporto per scattare la foto di un angolo delizioso.



Il silenzio dell’alba resta invariato anche a metà mattina, così come la temperatura e il via vai dei gatti che animano le vie deserte del borgo. Sembrano socievoli, alcuni si lasciano sfiorare, altri scappano e ti spiano dai davanzali di case disabitate.

 

Ci portano al Palazzo delle Logge e là, nell’ombra di una cucina illuminata da una vecchia lampadina, ci attendono per mostrarci la preparazione del più tipico dolce abruzzese.
La signora Gianna unisce gli ingredienti per le ferratelle e con la testa china sul tavolo racconta la storia delle decoratissime cialde.
Mi isolo. Quella cucina sembra un set fotografico. Il tavolo in legno è bagnato da una luce fredda che penetra dalla piccola finestra e non posso fare a meno di pensare alla lattaia di Vermeer.



Gianna sorride, continua il suo racconto e ci dice che le piastre per realizzare le ferratelle potevano essere personalizzate con le iniziali della sposa a cui andavano in dono. Adorazione all’ennesima potenza.
Sono affascinato e bramo dalla voglia di scattare. Salgo sulla sedia, valuto lo spazio e posiziono qualche oggetto per creare la composizione. Le ferratelle sono calde e fumanti.
È difficile salutare  Gianna, i suoi occhi dolci e il suo mondo di anice e cannella.

Il tempo stringe, ci attende ancora tanto Abruzzo, e dopo il pranzo a base di maccheroni e maiale con prugne, si parte alla volta della Rocca di Calascio. Un po’ sorrido per l’assonanza tra Calascio e “calasciu”, che in sardo significa “cassetto”.

Qualche tornante in pieno stile “folk”, un borgo assonnato in lontananza e in pochi minuti ci troviamo a salire sul declivio dell’altura circondata da uno dei più bei panorami.
Continuo a pensare che l’Abruzzo nella mia mente non era così. Sospiro davanti al paesaggio mozzafiato e con un sorriso ci diciamo che #ViaggiarePerBorghi sarà sempre un’ottima scelta!



La Rocca di Calascio è un baluardo scolpito sulla pietra che sorveglia fiero e gentile la vallata attorno a sé. La luna intanto spennella nel cielo quel punto minuscolo che basta per rendere magico il nostro arrivo.



Alle spalle della rocca un tempio a base ottagonale mi ricorda Firenze, anche se a far da cornice non ci sono altri palazzi, bensì la bellezza unica della natura.
Sorrido anche prima di dormire al termine di questa giornata; domani ci attende Navelli col suo mare di zafferano.
Ed è esattamente come immaginavo, perché la bellezza della montagna non è scontata, devi fantasticare e lei ti accontenterà.



Salutiamo Santo Stefano e scendiamo ai 700 metri di Navelli. Anche lui rispetta le caratteristiche più tipiche del borgo che ti fa sognare. Guarda discreto sulle campagne circostanti, ti conquista senza fronzoli e si colora di un viola rilassante.
È il viola dello zafferano! L’eccellenza locale che scopro grazie a un produttore, Alfonso Papaoli. Strano vedere un uomo alto e grosso dagli occhi di ghiaccio mentre maneggia i delicati fiori.
Si racconta e ci racconta, mentre noi studiamo il modo più carino per trasmettere la bellezza di quei fiori. Alcuni volano nell’aria, altri creano un tappeto da accarezzare.



Alfonso ci introduce nella sua casa, dove conosciamo sua madre, nonché collaboratrice fidata e paziente. È lei che da anni estrae gli stimmi dai preziosi fiori e per darci un’idea ci mostra un barattolo in vetro dal contenuto rosso vivo. 1200€ di zafferano davanti a noi.
Un kg di zafferano può arrivare a costare 20.000 €



Ho un capogiro solo a pensarci e d’istinto guardo fuori dalla finestra, quasi per individuare con lo sguardo il campo di zafferano visitato poco prima.

Salutiamo Alfonso e la madre, lasciandoli avvolti dal silenzio e dal viola di Navelli.

Noi però siamo affamati d’Abruzzo! abbiamo la costa da raggiungere e in men che non si dica ci troviamo a viaggiare sul nastro d’asfalto che si srotola tra i monti.

Nel prossimo post vi racconterò della Majella e delle gole di Fara San Martino, dei borghi marinari e del loro perenne dialogo col mare della costa adriatica.

A presto!

Checco

8 Comments Add yours

  1. Erica ha detto:

    Viaggiavo lontano con le tue foto, ora invece con il tuo modo delicato e poetico di raccontare a parole mi hai preso per mano e mi hai fatto sognare.
    Ad maiora Checco!

    1. @Ch_ecco ha detto:

      Non lascio la presa! spero di fare un bel lavoro! grazie Ery! un bacio 😉

  2. francesca ha detto:

    Checco grazie per aver dato all’Abruzzo un’opportunità così bella di essere raccontata attraverso le tue parole. Sono abruzzese e so quanto la mia terra ha da regalare. Colori, sapori, mani forti e gentili che sanno accogliere chi arriva. Spero che tu torni presto a farci visita, abbiamo bisogno di chi apprezza ciò che offriamo <3

    1. @Ch_ecco ha detto:

      Scoprire l’Abruzzo è stato fantastico. Una sorpresa dopo l’altra! felicissimo di aver vissuto questa esperienza e di poterla raccontare. Sei gentilissima 🙂 un abbraccio!

  3. Marco Tamborrino ha detto:

    Ti ho seguito su Instagram durante tutto il tour (ma questo lo sai già), così come ti seguo quando ci mostri la bellissima Sardegna. Sono contento che adesso potrò stalkerare quello che fai e quello che fotografi anche su uno spazio web! 😀

    Bravissimo davvero, continua così!

    1. @Ch_ecco ha detto:

      Ciao caro! attendevo un tuo parere 🙂 grazie per aver fatto un salto anche qui! spero di poter fare un bel lavoro, quindi continuerò senz’altro!
      un abbraccio!

  4. mary ha detto:

    Complimenti. Hai raccontato davvero con emozione e realtà le sensazioni che trasmette questa terra.
    Torna a trovarci in Abruzzo.

    1. @Ch_ecco ha detto:

      Sei gentilissima, grazie! Manca ancora la seconda parte, la sto ultimando. A presto 🙂

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