Barilla Pasta World Championship 2019 – The Art of Pasta

« Quale miglior momento della giornata se non quello in cui ci si ritrova tutti a tavola? »

Ho ascoltato questa frase durante il Pasta World Championship 2019. Una frase che fa parte del repertorio italiano. Quello da cui si attingono parole come tipicità, tradizioni, convivialità e buon cibo.

Luca Barilla però, durante il suo intervento, non si è limitato a ricordare quanto Barilla investa in questa direzione ma ha sviscerato e descritto il momento, apparentemente semplice, quotidiano e quasi automatico, del ritrovarsi a tavola dove: « può accadere di tutto: si mangia, si scherza, si ride, si discute o ci si rilassa ».



Tenendo ben a mente le sue parole, ho vissuto la mia seconda esperienza al Pasta World Championship, quest’anno tenutasi a Parigi. Sì, ora ho metabolizzato la cosa ma credimi, quando ho saputo di dover raggiungere Parigi per lavoro, ho dato di matto. Quasi non ci credevo, anzi in un primo momento non ci ho proprio creduto.



Prima della partenza, leggevo e scoprivo qualcosa in più in merito al Pasta World Championship 2019 – Tema di quest’anno:

“The Art Of Pasta”

“Ogni formato di pasta rappresenta un piccolo pezzo di design, capace di combinare gusto e bellezza.
Preparare un piatto di pasta significa giocare con i colori di un quadro, l’armonia di un balletto, il ritmo di una sinfonia. La pasta è forma e movimento insieme, qualcosa in grado di creare veri capolavori.”

Di questi capolavori sapevo ne avrei visto parecchi nei due giorni del Pasta World Championship!

Ma cos’è il Pasta World Championship?

è un campionato organizzato da Barilla. Da otto edizioni, dà la possibilità a chef provenienti da tutto il mondo, di  mettere alla prova la bravura, l’estro e la creatività per aggiudicarsi la vittoria di un evento che anno dopo anno assume sempre più prestigio.



Così come da prassi, la giostra di fornelli con pentole fumanti era pronta fin dalle prime ore. Adrenalina, tensione e poi finalmente le luci si sono accese nella stratosferica sala del Pavillon Cambon di Rue Cambon. Mica una sede qualunque; a due passi da Boulevard des Capucines e a pochi metri dell’Opera Garnier. Dettagli forse da poco ma quelle vicinanze così autorevoli hanno reso la mia esperienza ancora più entusiasmante.



Qualche momento per scoprire i dettagli del luogo prescelto, i saluti con amici e conoscenti ritrovati e la cerimonia prende il via! Un carosello di bandiere annuncia l’arrivo dei 14 chef, presentati  da Stéphane Rotenberg e lo chef Lorenzo Cogo.

A giudicare e decretare i vincitori delle battles, anche quest’anno, una giuria d’eccezione: Davide Oldani, Amandine Chaignot, Simone Zanoni, Paola Navone e Ashley Alexander.

Stimolante e ricco di spunti il confronto, avvenuto nel pomeriggio della prima giornata, fra Paola Navone e Ashley Alexander. Due direttrici creative che hanno espresso le loro personali visioni in merito all’estetica del cibo. Se c’è e come interpretare il confine fra pura estetica e arte, anche in cucina.



Difficile non cogliere il senso artistico durante un evento come questo. A conferma del fatto che il mondo della cucina è stato e sarà sempre campo per creativi e inventori. Alcuni degli chef infatti, mi hanno colpito non solo per la scelta degli ingredienti ma anche per aver confezionato un prodotto finale capace di rispecchiare appieno il tema di quest’anno “The Art of Pasta”.



Prendo il caso della chef svedese Lea Marion: giovane, talentuosa e, presumo, emozionata di trovarsi a Parigi, dove ha lavorato per qualche tempo. Lea aveva un suo ritmo, diverso dagli altri chef della stessa battle. L’ho osservata, filmata e fotografata. La sua flemma pareva quasi in linea col nome scelto per il suo piatto: “Walk in the woods” – Spaghetti, funghi e un acqua profumata di essenze legnose. Ero così curioso di vedere il piatto finale! e infatti è stato uno dei più completi, articolati e, a mio avviso, comunicativi di tutta la rassegna 🙂



La sua passeggiata nel bosco non ha ottenuto l’unanimità da parte dei giudici ma ormai era troppo tardi. Mi ero già innamorato del piatto di Lea, del profumo dei suoi spaghetti e dell’impiattamento, per il quale ha ricevuto grandi complimenti.

Le battles “The White Canvas” del giorno successivo hanno visto concorrere: la vulcanica brasiliana Heaven Delhaye, Christian Carrieri (in rappresentanza degli Emirati Arabi) , lo svizzero Gabriel Heintjes e l’altro italiano Matteo Carnaghi, l’austriaco Sebastian Butzi, il giapponese Keita Yuge, la tedesca Zora Klipp e Kshitiz Sethi in rappresentanza del Canada.


Un elettrico girone che ha portato al gran finale in cui si sono battuti: Heaven Delhaye, Kshitiz Sethi, Gabriel Heintjes e Keita Yuge. Durante la temutissima ora di gara gli chef hanno potuto cimentarsi nel loro cavallo di battaglia. Il piatto grazie al quale avrebbero dovuto fare breccia nel palato dei giurati.





E così, fra rumors, pronostici, convinzioni e altre congetture, il tempo è volato via! Ho cercato di balzare da una postazione all’altra per filmare il più possibile ciò che accadeva dietro quei fornelli. In men che non si dica ci siamo ritrovati davanti agli chef e ai loro piatti finiti.

La giuria ha assaggiato, valutato e discusso. L’impressione però è stata quella che non abbiano avuto poi così tanti dubbi nel decretare la vittoria. Il Master of Pasta 2019 è il giapponese Keita Yuge, acclamato da tantissimi applausi e tanto desiderio di assaggiare il suo particolarissimo piatto: penne gorgonzola e profumo giapponese; evidentemente la formula giusta che ha rispecchiato appieno il tema del 2019 – “The Art of Pasta”.



Impossibile non ringraziare Barilla per questa occasione di lavoro e di crescita professionale 🙂

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